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In the zone

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IGN Sports: So when you get in a zone, everyone moves in slow motion?

Kobe Bryant: What it is, you start seeing where guys are going before they get there. It gives you the effect of the game being in slow motion. It’s a combination of anticipation and visualization.

”In trance agonistica”. Più o meno è così che viene tradotta la frase “in the zone”. E’ quella situazione dove tutto ti sembra facile, tutto scorre, è una situazione fisica e psicologica meravigliosa dove non senti più nulla, sei solo tu e la palla, e il canestro è grande come la Jacuzzi del bagno bello di Briatore.

A me è successo una volta nella mia mediocre carriera cestistica e ne ho messi 34. Nessuno riusciva a fermarmi, segnavo sempre, i tiri liberi entravano con una facilità disarmante: ero “in trance agonistica”.

Con 82 partite a stagione, senza contare i playoff, per i giocatori Nba è più facile entrare nella “zona”, è una questione di probabilità.

Sul tubo ne trovate quanti ne volete di video di giocatori “in the zone”.

Io vi parlo di due momenti giusto per darvi un’idea: Dirk Nowitzki e Tracy MacGrady, e Kobe Bryant.

2 Dicembre 2004. American Airlines Center. Dallas. Si gioca una partita di regular season contro Houston. Come ogni sera le partite cominciano senza grosse anticipazioni sull’esito. E invece… E invece stasera si assiste a quello che viene chiamato uno ”shootout”, dove ad ogni canestro di Nowitzki, McGrady risponde per le rime portando il gioco ad un livello superiore. La partita arriva all’overtime (93-93). A questo punto Nowitzki sale in cattedra con un parziale di 10-0 da solo, ma Houston non molla e cerca di rientrare senza però riuscirci. La partita finisce 113-106 a favore di Dallas.
Nowitzki finisce con 53 punti (career high e record della franchigia, 21 su 22 ai liberi), 16 rimbalzi, 2 assist, 3 palle rubate e 4 stoppate.
McGrady finisce con 48 punti, 9 rimbalzi, 9 assist (a un passo dalla tripla doppia!), 2 palle rubate e 3 stoppate.

Due giocatori “in zona” nella stessa partita… che spettacolo per gli spettatori!

When time expired, McGrady waited for Nowitzki near midcourt. They slapped hands and hugged, with Nowitzki cracking a sly smile.

22 Gennaio 2006. Staples Center. Los Angeles. Lakers contro Raptors. Come ogni sera le partite cominciano senza grosse anticipazioni sull’esito. E invece… (autocit.)

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E invece Kobe Bryant decide che questa partita vuole vincerla. E la vince. Segna 81 punti (la partita finisce 122-104 ai tempi regolamentari)! Nel basket moderno è una cifra impressionante. Meglio di lui ha fatto solo Wilt Chamberlain nel 1962 segnandone 100 tondi tondi (senza overtime). I Raptors provano qualsiasi rotazione difensiva su di lui senza ottenere alcun risultato.
E’ “in the zone”. Segna 55 punti solo ne secondo tempo, e i 20.000 dello Staples Center urlano ”MVP! MVP!”.

Solo altri tre giocatori (oltre a Chamberlain) hanno oltrepassato quota 70: David Thompson, Elgin Baylor e David Robinson. Tra l’altro Baylor, Chamberlain e Thompson giocavano quando ancora non esisteva il tiro da tre.
Se poi pensiamo che un certo Michael Jordan ha un career high di “solo” 69 punti…

Statistiche finali: 81 punti (7 su 13 da tre, 18 su 20 ai liberi), 6 rimbalzi, 2 assist, 3 palle rubate e una stoppata. Ma ormai lo sappiano Bryant è un habituè della zona…

Fonti: Nowitzki e McGrady, Bryant e la mia videoteca personale!

[MBLP]: rubrica a cura di @saril e @parano1dz che vi porta nel fantastico mondo del basket!

In the zone è stato pubblicato per la prima volta su Lega Nerd.

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